la storia
il più francese tra gli italiani
C’è un angolo di Francia in Veneto. Cinque ettari di Pinot Nero, Meunier e Chardonnay, vitigni base per la produzione dello Champagne, affondano le radici da 40 anni a Sona, a metà strada tra Verona e il Lago di Garda. Lo “Champagne” Made in Veneto è stato la ragione di vita dell’ingegnere Daniele Zamuner. Oggi lo è per la figlia Alessandra che gestisce l’Azienda agricola dal 2016 in seguito alla prematura scomparsa del padre.
Galeotta fu la visita in Champagne di Daniele Zamuner, alla fine degli anni 70. La domanda che fece ai referenti dell’istituto enologico spiazzò tutti: “Come posso fare la stessa cosa a casa mia?”.
Prima gli hanno chiesto quanti ettari di terreno avesse. Poi, una volta compreso che si trattava di una piccolissima proprietà, appena 5 ettari, i due interlocutori di mio padre si sono guardati sorridendo convinti che non ci sarebbe mai riuscito e gli hanno dettato la ‘ricetta’ dello Champagne.
Nasce così la “cantina bomboniera” di Daniele Zamuner, che da buon ingegnere aveva fatto i suoi calcoli.
Le colline moreniche di Sona, alle pendici del Monte Spada, si prestavano (e si prestano) alla coltivazione di Pinot Meunier e Pinot Nero, oltre allo Chardonnay. Fondamentale la presenza di calcare per questa Francia in miniatura, generatasi in seguito al ritiro dei ghiacciai che hanno dato vita al lago di Garda.
La cantina viene affidata sin dall’inizio a una serie di enologi di fiducia che condividono il progetto. Un progetto che ancora oggi è affidato alle mani del cantiniere storico, vero e proprio braccio destro di Alessandra Zamuner. E il successo di queste bollicine Made in Veneto è testimoniato dalla mastodontica porta blindata che “difende” il caveau della cantina.
All’interno sono custodite quasi tutte le annate storiche, oltre alle pupitres necessarie alla messa in punta delle bottiglie. Fa un certo effetto in questa piccola località del Veneto la vista dello scaffale dove riposano decine di bottiglie di spumante anni Ottanta, ancora sur lie e da sboccare.
Estratto dall’articolo di Winemag, Davide Bortone
Alessandra Zamuner
la cantina
il metodo classico
Vanto e particolarità della Cantina è l’applicazione del cosiddetto “Metodo Classico”, appreso nelle terre dello Champagne e riadattato al territorio veronese. Non dovendo sottostare ad alcun disciplinare, il Metodo Classico di Zamuner utilizza gli stessi vitigni utilizzati da secoli nella regione francese, ed è apprezzato per il perlage finissimo, il bouquet ampio e l’interessante lunghezza di bocca.
Il fiore all’occhiello della cantina è l’esclusivo impiego delle sole uve della tenuta, delle quali si seguono attentamente tutte le fasi vegetative. Per la fermentazione vengono utilizzati ceppi di lieviti selezionati dall’Istituto Enologico dello Champagne, studiati per la rifermentazione in bottiglia.
Le basi spumante rimangono per lungo tempo sui lieviti, affinchè gli uvaggi sprigionino tutte le loro potenzialità. Dopo la vendemmia si procede al raffreddamento dell’uva e alla successiva pressatura, in modo da poter canalizzare i mosti fiore ottenuti alla fermentazione alcolica attraverso l’inserimento di lieviti selezionati.
Questa fase si protrae per 10-12 giorni, alla temperatura di 18°C e si svolge all’interno di botti in vetroresina con pareti interne vetrificate che non cedono cromo anche in presenza di mosti ad elevato tenore di acidità fissa. Qui i mosti rimangono fino al marzo dell’anno successivo.
Si procede quindi all’assemblaggio delle partite, poi all’imbottigliamento e all’aggiunta del liqueur de tirage per la presa di spuma. Il vino matura in cantina sui lieviti dai 30 ai 90 mesi dalla messa in bottiglia per i Brut più giovani arrivando anche ai 120 mesi per le riserve millesimate in vendita normale.
Al termine di questi periodi di permanenza sui lieviti, a seconda delle tipologie, si effettuano il rémuage delle bottiglie, il dégorgement, fase conosciuta come sboccatura, e la contemporanea aggiunta del liqueur d’expédition.
Lieviti durante l’invecchiamento in bottiglia